I codici CER e i codici EER sono diversi?
Quando si parla di rifiuti speciali, ovvero dei rifiuti delle attività produttive e commerciali, oltre che di quelle dei servizi, si parla anche della loro classificazione e dell’attribuzione di un codice per ciascuno di questi.
L’attribuzione dei codici di identificazione è fondamentale per le aziende e per le imprese dal momento che, in quanto produttrici dei rifiuti, sono legalmente responsabili del loro corretto smaltimento.
Il principio è molto semplice, organizzare in un macro-catalogo tutte le tipologie di attività che possono produrre i rifiuti, descrivere per ognuna i rifiuti che può generare ed assegnare ad ogni voce un numero, in modo da poter identificare un rifiuto in maniera univoca e indicare per ciascuno le modalità previste per lo smaltimento.
L’elenco di riferimento che permette di identificare un rifiuto è uno solo ed è condiviso da tutti i paesi europei e per questo regolato da una serie di normative comunitarie istituite con la decisione 2000/532/CE (sulla quale poi si è intervenuti con modificazioni successive) ed entrate in vigore a partire dal 1 gennaio 2002.
In Italia si può parlare di codice CER o di codice EER, ma sostanzialmente si fa riferimento al medesimo elenco, come detto diffuso in tutta l’Unione Europea. Si tratta di due acronimi diversi che corrispondono al Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) e all’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), due documenti che in pratica sono uno.
Indipendentemente dalla sigla, infatti, che si parli quindi di codice CER o di codice EER, l’identificativo di riferimento per ogni rifiuto speciale sarà identico e per questo motivo i due acronimi si possono considerare come sinonimi.
Questa sequenza numerica è composta da tre coppie di cifre con le quali si riconoscono:
- con la prima coppia (numerata da 01 a 20) l’attività che origina gli scarti;
- con la seconda coppia di numeri il processo con il quale il rifiuto viene prodotto;
- con la terza ed ultima coppia il tipo di rifiuto.
Per segnalare un rifiuto speciale pericoloso, infine, viene utilizzato l’asterisco al termine del codice numerico di sei cifre.
Quali sono i rifiuti identificati dai codici CER?
I rifiuti speciali vanno tutti identificati dal codice CER di riferimento, indipendentemente dal fatto che possano essere pericolosi o non pericolosi.
Questo significa che l’elenco è completo e per questa ragione viene costantemente aggiornato, per modificare e descrivere in modo più pertinente i rifiuti speciali o, qualora fosse necessario, rivedere o aggiungere le classi e le categorie di riferimento.
I 20 capitoli che regolano le attività che producono rifiuti specificano non solo il settore, per esempio i rifiuti prodotti dal trattamento chimico dei metalli (capitolo codice CER 11) o quelli prodotti dagli impianti di trattamento delle acque reflue (capitolo codice CER 19), ma annoverano anche un capitolo dedicato ai rifiuti che non hanno un’attività di produzione specifica (capitolo codice CER 16).
Nel capitolo riguardante i rifiuti che non hanno un settore di produzione specifica, sono presenti anche i rivestimenti e i materiali refrattari provenienti da lavorazioni metallurgiche e non metallurgiche.
In generale, in questa sezione sono presenti diverse tipologie di apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, trasformatori, rifiuti organici o componenti rimossi da altre apparecchiature così come sostanze chimiche di scarto che devono essere identificate specificamente in modo da poterne gestire oculatamente lo smaltimento.
Le prime due cifre dei codici CER rifiuti identificano anche i rifiuti del settore edile (capitolo codice CER 17), classificandoli in base alle specifiche operazioni di costruzione e demolizione che li generano, individuando di conseguenza le modalità di smaltimento che la normativa prevede per ognuno di questi.
Il Catalogo Europeo dei Rifiuti è un documento dettagliato e per le imprese, le aziende e le attività produttrici è indispensabile interpretarlo al meglio, per evitare di incorrere in sanzioni per non aver provveduto al regolare smaltimento dei rifiuti prodotti.
Vuoi individuare il corretto codice CER da attribuire ai tuoi rifiuti?
L’elenco codici CER dei rifiuti con componenti pericolose
Come vengono trattati i rifiuti con componenti pericolose? Prima di tutto sono individuati nel Catalogo Europeo dei Rifiuti con un asterisco in aggiunta al codice CER di identificazione.
In moltissimi settori vengono prodotti rifiuti identificati come pericolosi, ciò indica semplicemente che devono essere smaltiti in maniera conforme anche per non arrecare danno all’ambiente.
Le modalità con le quali questo genere di rifiuti viene trattata e successivamente smaltita non sempre costituiscono un rischio per l’uomo di per sé, ma per consentirne il normale ciclo di vita è necessario intervenire come previsto dalla normativa e con le modalità di smaltimento indicate dal catalogo CER.
Identikit del codice CER 150110*
Tra i rifiuti speciali pericolosi, con il codice CER 150110* si descrivono gli imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze.
Le attività che possono produrre questo tipo di scarti sono le più diverse: nel settore agricolo, così come nel comparto industriale o artigianale, contenitori plastici o metallici quali taniche, bottiglie, flaconi, secchi, ma anche imballaggi più voluminosi come fusti o cisterne possono rimanere contaminati dai residui delle sostanze chimiche che contenevano.
Nei settori elencati, le sostanze chimiche utilizzate comprendono oli, vernici, solventi, sostanze tossiche, infiammabili o corrosive, non necessariamente liquide ma anche solide. Lo smaltimento dei contenitori che sono stati a contatto con questo tipo di elementi deve essere conforme a quanto prescritto dalla legge, non solamente per operare in maniera legittima, ma anche per salvaguardare l’ambiente e le persone.
Gli imballaggi contaminati sono rappresentati tipicamente da contenitori in plastica o metallo. Per entrambe le tipologie è previsto il recupero, che trasforma gli scarti in materia prima seconda da reimmettere nel ciclo produttivo.
I rifiuti speciali prodotti dal trattamento delle acque reflue
Per le attività che impiegano acqua che viene contaminata durante le fasi produttive è importante ricordare che la legge vieta di farle convogliare negli scarichi fognari urbani, anche qualora non fossero state inquinate da sostanze pericolose.
Nel capitolo 19 del Codice Europeo dei Rifiuti sono elencate le voci che fanno capo al trattamento delle acque reflue. I rifiuti liquidi su base acquosa infatti vanno stoccati in apposite vasche di accumulo, da cui fanghi e liquami vengono prelevati con autobotti o autospurghi che li transitano agli impianti dedicati.
Il trattamento e la depurazione delle acque reflue è regolato nel Decreto legislativo n. 152/2006 (un documento noto anche con il nome di TUA – Testo Unico Ambientale) che specifica le modalità di smaltimento presso impianti per il trattamento chimico-fisico-biologico.
La tua azienda produce rifiuti liquidi speciali pericolosi e speciali non pericolosi?
Ogni quanto viene aggiornato l’elenco codici CER?
Dal momento che il diritto nazionale e quello comunitario si stanno dimostrando sempre più attenti nell’individuazione di politiche ambientali efficaci, è evidente che le normative al riguardo vengano aggiornate e modificate sempre più spesso.
Il Catalogo Europeo dei Rifiuti CER, come detto noto anche come Elenco Europeo dei Rifiuti EER, è quindi sottoposto a revisioni che intervengono per modificare le descrizioni delle voci che lo compongono.
Essendo un documento europeo, viene condiviso da tutti i paesi dell’Unione che poi provvedono a tradurlo e renderlo disponibile sul proprio territorio. È fondamentale che le voci di identificazione dei rifiuti siano chiare nelle loro descrizioni per evitare di generare confusione nell’attribuzione dei codici.
Ricordiamo ancora che è responsabilità di chi produce i rifiuti identificarli nel modo corretto e quindi attribuire il regolare codice CER di riferimento. Per questo è indispensabile fare riferimento alla versione più aggiornata dell’elenco.
Attualmente, la versione di riferimento del Catalogo è quella aggiornata dal cosiddetto Decreto Semplificazioni 2021, il decreto legge 31 maggio 2021 n. 77 entrato in vigore il 1 giugno 2021 con il quale sono state introdotte diverse novità in materia ambientale.