Come gestire al meglio gli inerti edili provenienti da attività di demolizione e costruzione
Si parla di rifiuti inerti per descrivere alcuni dei rifiuti speciali prodotti dal comparto edile, quindi i rifiuti provenienti da attività di costruzione ma anche i rifiuti da demolizione. Anche parte degli scarti che derivano dalle attività di scavo per le materie prime dell’edilizia vengono definiti rifiuti inerti.
Non tutti i rifiuti prodotti da queste operazioni si definiscono però inerti: per essere tali non devono rappresentare un rischio per la salute o per l’ambiente né devono variare nel tempo, comportamento dei rifiuti organici, per esempio.
Nel settore delle costruzioni, la produzione di scarti seppur inevitabile è certamente molto ingente, per questa ragione in questo comparto si stanno applicando nuovi processi come quello della demolizione selettiva che ha come obiettivo avviare attività di recupero per il trattamento dei rifiuti edili.
L’anno 2021, il più recente censito, ha segnato un totale di 78,7 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni e demolizioni, corrispondenti al 47,7% del totale dei rifiuti speciali prodotti (fonte rapporto ISPRA).
A prescindere dal fatto che si possa avere un rifiuto non pericoloso o pericoloso, si tratta comunque di rifiuti speciali la cui gestione è perciò sottoposta all’impianto normativo di riferimento e i produttori sono tenuti ad agire in conformità a quanto disposto per non incorrere in sanzioni e procedimenti (anche penali) ma soprattutto per tutelare l’ambiente e la salute delle persone.
Presentiamo l’analisi della situazione italiana e le buone pratiche per una gestione adeguata e regolare dei rifiuti inerti da costruzione in vista dell’ottenimento, quando possibile, di materie prime secondarie.
Quali sono i rifiuti inerti
I materiali di scarto ottenuti dalle attività di costruzione che si definiscono rifiuti inerti sono generalmente materiali minerali granulari e particellari di varia natura: naturali, artificiali o a loro volta riciclati da altri materiali edili.
Come detto in precedenza è essenziale per questi rifiuti non subire nel tempo variazioni né processi di qualunque tipo fisico, biologico o chimico.
Si tratta del risultato delle lavorazioni nei cantieri edili o nelle opere di demolizione quindi sabbia, ghiaia e argilla espansa, perlite e vermiculite ma anche calcinacci, macerie, cemento e conglomerati cementizi, mattoni, mattonelle, intonaci e ceramiche.
A tutti i materiali che possono risultare dall’esercizio di queste attività vanno aggiunti anche le terre e rocce da scavo, qualunque sia la loro provenienza. Per quanto riguarda terre e rocce, infatti, si parla di rifiuti inerti non solo nel caso dei cantieri edili ma anche dei residui dalle attività di scavo.
La situazione in Italia
Il Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) stila annualmente un rapporto che riporta le informazioni relative al settore dei rifiuti speciali.
All’interno di questo documento, una parte è dedicata al monitoraggio di specifici flussi di rifiuti e tra questi vi sono quelli provenienti dalle operazioni di costruzione e demolizione.
Nel rapporto più recente, quello dell’anno 2023, sono riportati una serie di dati che aiutano a dare una misura del settore delle costruzioni: i rifiuti generati da questa attività e da quella di demolizione costituiscono, a livello nazionale ed europeo, il flusso di rifiuti speciali più consistente.
L’analisi condotta del Centro ha usato come fonte i dati contenuti nelle dichiarazioni MUD effettuate da parte delle imprese che hanno registrato il recupero e lo smaltimento di rifiuti speciali con codici CER appartenenti alla classe 17, quello cioè relativo agli scarti prodotti dal settore di riferimento.
Senza entrare troppo nello specifico nell’analisi dei dati contenuta nel rapporto ISPRA, è significativo citare l’incremento del 18,4% nel quantitativo di rifiuti registrato nel 2021 rispetto all’anno precedente: si parla di un totale di 59,4 milioni di tonnellate.
Riconducibile alla ripresa del settore successiva all’interruzione forzata per la pandemia, oltre che agli incentivi governativi per la riqualificazione energetica degli edifici, il grande impatto dell’edilizia nel comparto dei rifiuti speciali ha imposto nel tempo la necessità di fare ricorso a paradigmi più virtuosi che invitino al recupero e al riciclo dei materiali.
Il recupero di materia registrato per l’anno 2021 ha inoltre registrato un incremento del 21,7% rispetto all’annualità precedente, raggiungendo complessivamente la cifra di 47,6 milioni di tonnellate.
Il quadro normativo e il trattamento dei rifiuti inerti: le attività di recupero
Dal momento che la quantità di rifiuti inerti è così ingente, la Commissione Europea ha ritenuto prioritario monitorare questa tipologia dei rifiuto. All’interno della Direttiva 2008/98/CE è stato quindi inserito un obiettivo di preparazione per riutilizzo, riciclaggio e altri tipi di recupero destinato specificamente ai residui che derivano dalle attività di costruzione e demolizione.
Nella normativa nazionale, il decreto n. 152/2006 ha recepito quanto disposto a livello europeo fissando al 70% l’obiettivo dei materiali da riciclare nel settore dell’edilizia entro il 2020. Va detto che nell’anno 2021, come riportato dal rapporto ISPRA il tasso di recupero è stato di 80,1%, confermando l’impegno del comparto.
Nel decreto n. 152/2022 pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel mese di ottobre del 2022 si promuove la circolarità dei materiali definendo i criteri secondo i quali i rifiuti inerti perdono la qualifica di rifiuto in quanto sottoposti ad operazioni di recupero.
Con la cessazione della qualifica di rifiuto questi scarti possono essere reintrodotti nel circuito produttivo e quindi riacquisire valore come aggregati riciclati e materie prime secondarie.
Affinché queste attività di recupero possano svolgersi in modo corretto, è importante operare in modo organizzato e preferire strategie di demolizione selettiva che consentono ai materiali di essere separati, per quanto possibile, e quindi avviati verso percorsi che, anziché vederli smaltire in discarica, li valorizzano.
Va segnalato inoltre che la gestione dei rifiuti inerti da costruzione così come indicata dal decreto 152/2022 è in corso di revisione per effetto delle disposizioni contenute nel decreto 198/2022, il cosiddetto Decreto Milleproroghe. Nel provvedimento attualmente al vaglio che andrà a sostituire il precedente si intende ampliare la possibilità di utilizzo dei materiali riciclati riducendo la spesa per le aziende del settore.
L’impianto normativo si propone di aumentare costantemente i benefici della gestione dei rifiuti speciali in termini di sostenibilità, in questo caso specifico l’intenzione è quella di impiegare con più facilità gli aggregati recuperati ottenuti dai rifiuti inerti e rivedere determinati criteri.
Ecodep e la gestione dei rifiuti inerti
L’impegno di Ecodep al fianco delle aziende operanti nel settore delle costruzioni e demolizioni è fatto di preparazione, conformità alle norme e serietà.
I servizi a disposizione del settore per la gestione dei rifiuti inerti prevedono lo smaltimento di qualunque tipo di rifiuto speciale, pericoloso e non, derivato dalle attività di costruzione. Abbiamo la capacità di incapsulare e lo rimuovere l’amianto secondo quanto previsto dalla norma e in generale disponiamo dei mezzi per la raccolta e il trasporto dei rifiuti inerti.
Per l’edilizia offriamo il noleggio di casse scarrabili e di contenitori omologati per la raccolta dei rifiuti nel deposito temporaneo e con una flotta di mezzi di proprietà forniamo il servizio di trasporto, anche per rifiuti ingombranti.
L’esperienza acquisita in oltre 30 anni di attività fanno di Ecodep il partner per la gestione ambientale che aiuta le aziende nel settore edile ad individuare le soluzioni più adatte nel rispetto dell’ambiente, delle persone e in conformità a quanto previsto dalla legge.
Per conoscere i dettagli delle attività e del trattamento dei rifiuti inerti, contattaci.