Come raccogliere e smaltire i rifiuti zootecnici delle attività agricole di allevamento
Anche gli allevamenti producono rifiuti speciali, rifiuti cioè che non possono essere trattati come quelli domestici ma sono assimilabili a quelli di tutte le attività produttive, e devono quindi essere gestiti di conseguenza.
Ciò significa che gli scarti provenienti da queste realtà sono regolati dalle normative che regolano i rifiuti speciali.
Il riferimento nazionale è il d. lsg. 152/2006, conosciuto anche come Testo Unico Ambientale che in particolare nella parte IV disciplina il trattamento e la gestione dei rifiuti speciali. Per una corretta gestione degli scarti, i produttori sono tenuti a seguire quanto regolato dagli articoli del decreto anche nella produzione della documentazione richiesta.
Secondo la legge, infatti, si definisce rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi” (d. lsg. 152/2006). In ambiente agricolo e in particolare nel settore dell’allevamento, questi rifiuti possono avere caratteristiche solide, fluide o liquide.
I produttori devono quindi operare in conformità delle norme anche per quanto riguarda raccolta e trasporto dei rifiuti, per assicurarne il corretto smaltimento.
In questo articolo approfondiamo la gestione dei rifiuti in allevamento e in particolare quella dei reflui zootecnici, scarti che richiedono misure particolari per il loro contenimento e per evitarne la dispersione nell’ambiente con un rischio anche per la salute umana.
La gestione rifiuti in allevamento
I rifiuti prodotti dagli animali in allevamento vengono definiti liquami zootecnici e si compongono di scarti di diversa natura: ne fanno parte i materiali che vengono usati come lettiera, le deiezioni solide e liquide degli animali, i residui dell’acqua di lavaggio e i resti di alimenti e mangimi non consumati, oltre a quelli dell’acqua di bevanda.
La gestione di questa tipologia di scarti deve tenere conto non tanto della quantità in sé, più che altro del rapporto tra il carico di bestiame e la superficie agraria, perché nel caso di allevamenti estensivi è più probabile che i rifiuti possano essere usati come fertilizzante.
Si pensi per esempio allo smaltimento del letame di cavallo o a quello di altri capi di bestiame presenti in allevamenti di piccole dimensioni che dispongono però di grandi appezzamenti di terreno: questo tipo di scarti diviene risorsa utile alla concimazione.
La valorizzazione di questi scarti con la loro distribuzione è un’alternativa ai fertilizzanti chimici che restituisce una dimensione ciclica più vicina a quella della natura, tuttavia non è sempre possibile determinare i contenuti degli effluenti e quindi assicurare un impatto positivo e non invasivo e dannoso all’ambiente.
Una conoscenza precisa delle caratteristiche di letami e liquami diviene quindi imprescindibile per determinare la distribuzione sul suolo e quindi il recupero degli scarti.
Nel caso di allevamenti intensivi, realtà in cui la quantità di scarti generati è sicuramente superiore alla capacità di reimpiegarli, come devono comportarsi i produttori di rifiuti e reflui zootecnici?
I reflui zootecnici: effluenti palabili e non palabili
Secondo un’altra nomenclatura, i reflui prodotti in allevamento si definiscono effluenti zootecnici e, come scarti di natura solida e liquida prodotti da allevamenti di animali domestici e animali da fattoria si distinguono in base allo stato fisico in cui si presentano.
Proprio in virtù della cosiddetta palabilità, ovvero la capacità di essere trattati come residui liquidi o fluidi e solidi, i reflui zootecnici si dicono effluenti palabili e non palabili. La differenza sta appunto nella presenza di componenti secche all’interno che permettono di gestirli e nello specifico raccoglierli e movimentarli usando utensili per i solidi (in questo caso una pala).
Letame, fanghi di depurazione, compost derivante dai reflui e pollina essiccata si considerano effluenti palabili perché più solidi.
Liquami di diversa natura che non possono essere raccolti per mezzo di utensili proprio a causa della forma fluida e liquida sono invece gli effluenti non palabili.
I macrogruppi in cui si classificano i reflui zootecnici
In base appunto alla consistenza, i reflui zootecnici si classificano a loro volta in tre gruppi principali:
- i letami, ovvero la parte solida delle deiezioni degli animali e lo stallatico che, grazie a processi di disidratazione e compostaggio possono divenire risorse a patto che non eccedano riportando danni all’ambiente (suolo ma anche corsi d’acqua e falde acquifere);
- i liquami, che consistono in acque di lavaggio di tutte le strutture, degli impianti e delle attrezzature presenti all’interno dell’allevamento, liquidi di sgrondo dei foraggi e colaticci delle concimaie;
- gli effluenti di allevamento, l’insieme dato da acque provenienti dalle lettiere e materiali vegetali utilizzati come lettiera, perdite di abbeverata e residui alimentari di vario tipo.
Come avviene la raccolta dei rifiuti liquidi in allevamento
Lo stoccaggio dei rifiuti di allevamento richiede di disporre di contenitori adatti al contenimento di sostanze liquide e fluide. Le opzioni a disposizione sono generalmente riconducibili a queste quattro tipologie: le vasche, che possono essere fuori terra o interrate, le lagune in terra, le cisterne flessibili.
Le vasche fuori terra, generalmente realizzate in calcestruzzo o in acciaio zincato, soluzione molto praticata e frequente, richiedono un contenitore di raccolta interrato e di attrezzatura dedicata per il carico dei reflui. Le vasche interrate, invece, hanno necessità di un intervento di realizzazione più complesso e installazioni di protezione come recinzioni e cancelli che regolino l’introduzione di miscelatori e tubazioni.
Le lagune in terra battuta sono una soluzione per la gestione dei reflui che richiede più occupazione del suolo e anche di personale che si dedichi alla manutenzione degli argini.
Le cisterne flessibili sono un’alternativa di recente sviluppo che permette la raccolta dei reflui zootecnici senza occupare in maniera fissa una porzione di suolo, questi contenitori possono infatti essere montati e smontati in base alla necessità ed essere posizionati dove è più opportuno.
Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e dei liquami zootecnici prodotti in allevamento
A livello normativo, nella gestione dei reflui zootecnici intervengono disposizioni regionali che si sommano a quelle nazionali e comunitarie. La tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo sono prioritarie nelle indicazioni di gestione, così come l’invito a proporre modelli di sviluppo che si possano dire circolari e che quindi ricorrono a materie prime secondarie da immettere nuovamente nei cicli di produzione.
Il settore agricolo e dell’allevamento godono della possibilità di riutilizzare parte degli scarti direttamente all’interno del proprio ciclo produttivo, impiegando per esempio come fertilizzanti e concimi letami e altri residui. Questa pratica, però, è soggetta a norme piuttosto rigide che impediscono l’inquinamento ambientale.
In particolare, il rischio di contaminazione delle falde acquifere superficiali e sotterranee è alto nel caso di dispersione di reflui zootecnici sul suolo. Questo avviene a causa dei nitrati che sono presenti nei reflui e che a contatto con l’acqua si disciolgono inquinandola e compromettendone la potabilità.
Una corretta raccolta e stoccaggio conformi dei reflui zootecnici sono quindi essenziali per ridurre l’impatto ambientale di un’azienda agricola. Il fatto che questo tipo di rifiuti debba essere gestito secondo le norme dei rifiuti speciali richiede la compilazione di documenti dedicati.
Nel caso di rifiuti pericolosi, è d’obbligo per i produttori la tenuta del Registro di carico e scarico, un documento sul quale vengono annotate la produzione dei rifiuti e il loro conferimento agli impianti di destinazione, assegnando appunto note di carico e scarico rispettivamente.
Il documento necessario al trasporto dei rifiuti invece è il FIR, il Formulario di Identificazione dei Rifiuti, che descrive nel dettaglio caratteristiche e quantità dei rifiuti in transito.
Il trattamento dei rifiuti liquidi nell’esperienza Ecodep
Nel caso dei rifiuti zootecnici e in particolare in quello dei reflui è necessario fare affidamento ad un partner per la gestione ambientale in grado di occuparsi del recupero ai fini del trasporto dei rifiuti per il loro conferimento presso gli impianti di destinazione.
Ecodep mette a disposizione delle imprese agricole una gestione completa dei reflui zootecnici.
Per il trasporto la nostra flotta conta mezzi dedicati e attrezzature per il recupero di reflui e rifiuti liquidi, anche nel caso di merci pericolose.
Il conferimento avviene presso un impianto di proprietà dedicato al trattamento e alla depurazione di questo tipo di rifiuti in conformità delle norme e nel rispetto della salute umana e dell’ambiente.
Possiamo inoltre svolgere servizi quali lavaggi industriali e bonifiche per eliminare i residui inquinanti da attrezzature e cisterne.
Se sei un allevatore e vuoi sapere come possiamo aiutarti nella gestione dei reflui zootecnici, contattaci per una consulenza dedicata.