La classificazione dei rifiuti industriali
I rifiuti provenienti dalle attività industriali e produttive sono definiti rifiuti speciali e con il fine di gestirne l’iter di smaltimento, si procede innanzitutto ad identificarli.
L’identificazione consiste nell’attribuzione a ciascun rifiuto di un codice univoco, il codice CER (o codice EER) che fa riferimento all’elenco dei rifiuti condiviso da tutti i paesi dell’Unione Europea.
Nell’identificare un rifiuto speciale va specificato anche se si tratta di rifiuto pericoloso o non pericoloso, questo si esplicita con la presenza di un asterisco nel codice CER. Se vi è l’asterisco, si tratta di un rifiuto speciale pericoloso.
La classificazione dei rifiuti serve per determinarne il corretto recupero o smaltimento in maniera da conferirli accuratamente agli impianti di trattamento idonei. Una gestione conforme degli scarti e dei rifiuti tutela la salute umana prima di tutto e mitiga l’impatto ambientale delle attività produttive.
Tutti i rifiuti industriali necessitano di una gestione adeguata, ma nel caso specifico dei rifiuti speciali pericolosi, questo si rivela ancor più determinante. Sono questo tipo di scarti e rifiuti, ma non solo, che influiscono direttamente su l’ecosistema nei diversi comparti ambientali.
A seconda della tipologia di rifiuto, il danno ambientale può essere di diverso tipo: si pensi per esempio ai rifiuti liquidi che hanno contaminato l’ecosistema e richiedono quindi il trattamento delle acque reflue.
I rifiuti speciali pericolosi e la normativa
L’apparato normativo che regola la classificazione dei rifiuti industriali è contenuto in una serie di direttive sia comunitarie che nazionali, i cui punti di riferimento cardine sono i seguenti:
- la Direttiva 2008/98/CE modificata dal Regolamento 2017/997/UE e dal Regolamento 2014/1357/UE;
- il D. Lgs. 152/2006 modificato dal D. Lgs. 116/2020.
Su questo impianto normativo sono intervenuti successivamente diverse variazioni che hanno apportato delle modifiche all’elenco dei codici CER con l’intento di introdurre nuovi codici in base alle necessità o correggere le descrizioni dei codici esistenti.
Evidentemente, nel caso di merci pericolose e materie prime come sostanze chimiche e miscele, vi sono inoltre diversi Regolamenti sia europei che nazionali che ne regolano la classificazione, l’imballaggio e l’etichettatura ancor prima che queste siano gestite come rifiuti.
Le classi di pericolo dei rifiuti speciali
Nel caso di rifiuti speciali pericolosi, quindi rifiuti identificati da codice CER e asterisco, è necessario specificare la classe di pericolosità.
Si tratta di un codice addizionale che va riportato in tutta la documentazione prodotta per l’iter di gestione, quindi sul Registro di carico e scarico e sul Formulario di identificazione (FIR).
Le caratteristiche di pericolo sono riportate in 15 sigle introdotte dall’acronimo HP (Hazardous Property) seguito da un numero come previsto dal Regolamento UE n. 1357/2014 che introduce la nuova denominazione in sostituzione della sola lettera H.
Le caratteristiche di pericolo sono quindi accorpate in 15 classi definite ciascuna da un attributo e spiegate da una descrizione.
- HP 1 precisato dall’attributo “Esplosivo”: questa classe identifica tutti i rifiuti che in seguito a reazione chimica possono sviluppare gas a una temperatura, pressione e velocità tali da causare danni nell’area circostante.
Per esempio rifiuti di perossidi organici esplosivi, rifiuti pirotecnici e rifiuti autoreattori esplosivi. - HP 2 attributo “Comburente”: sono raccolti in questa classe tutti i rifiuti in grado di provocare o favorire la combustione di altre materie, generalmente in seguito all’apporto di ossigeno.
- HP 3 che con l’attributo “Infiammabile” raccoglie e specifica diversi generi di rifiuti:
- rifiuti liquidi infiammabili,
- rifiuti solidi e liquidi piroforici infiammabili,
- rifiuti solidi infiammabili,
- rifiuti gassosi infiammabili,
- rifiuti idroreattivi,
altri rifiuti infiammabili (aerosol infiammabili, rifiuti autoriscaldanti infiammabili, perossidi organici infiammabili e rifiuti autoreattivi infiammabili).
- HP 4 corredato dall’attributo “Irritante – irritazione cutanea e lesioni oculari”: identifica quei rifiuti che possono provocare danni alla salute umana dopo il contatto.
- HP 5 dettagliato in “Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT)/Tossicità in caso di aspirazione”.
- HP 6 definito come “Tossicità acuta”: si tratta di rifiuti che possono provocare effetti tossici in seguito a somministrazione (orale o cutanea) o in seguito ad esposizione per inalazione.
- HP 7 specificato con la voce “Cancerogeno”: comprende i rifiuti pericolosi che causano il cancro o ne aumentano l’incidenza.
- HP 8 “Corrosivo”: si riferisce ai rifiuti che possono provocare corrosione cutanea in seguito all’applicazione.
- HP 9 descritto come “Infettivo”: identifica tutti i rifiuti pericolosi in virtù del fatto che contengono microrganismi vitali o loro tossine che sono causa di malattie dannose per la salute umana e per quella di altri organismi viventi.
- HP 10 con l’etichetta “Tossico per la riproduzione”: descrive appunto rifiuti tossici per la riproduzione il cui effetto nocivo riguarda la funzione sessuale, la fertilità e lo sviluppo della progenie.
- HP 11 definito “Mutageno”: indica quei rifiuti che possono causare mutazione a livello cellulare.
- HP 12 riguarda la “Liberazione di gas a tossicità acuta”: comprende tutti i rifiuti che, a contatto con l’acqua o con un acido, liberano gas a tossicità acuta.
- HP 13 con l’attributo “Sensibilizzante”: si tratta dei rifiuti che contengono una o più sostanze che originano effetti di sensibilizzazione per la pelle o per gli organi respiratori.
- HP 14 descritto come “Ecotossico”: sono tutti quei rifiuti che presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali.
- HP 15 “Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo summenzionate ma può manifestarla successivamente”.
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Alcune sostanze pericolose: sostanze chimiche e miscele
Il Regolamento CE n. 1272/2008 dispone in materia di sostanze pericolose e nello specifico tratta di classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze chimiche e miscele.
Questa normativa non si riferisce ai rifiuti ma interessa le merci pericolose destinate al commercio e quindi ad essere immesse nei mercati.
Per quanto concerne i rifiuti industriali va detto che nel caso degli imballi contaminati perché hanno contenuto sostanze pericolose questo regolamento si rivela particolarmente significativo.
Tale normativa permette infatti di identificare la contaminazione e quindi procedere ad effettuare la corretta attribuzione di codice e classe di pericolo dell’imballo in maniera da poterlo avviare nel percorso di trattamento adeguato una volta che questo deve essere smaltito.
Il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi
Secondo quanto disposto dalle normative in vigore, la gestione dei rifiuti speciali industriali va affidata ad un partner ambientale regolarmente iscritto all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, nello specifico per i rifiuti pericolosi è necessario operare in completa sicurezza per tutelare la salute umana e l’ambiente.
Ecodep offre servizi ambientali che contemplano, oltre allo smaltimento di rifiuti industriali pericolosi, lo smaltimento di sostanze gassose pericolose, lo smaltimento di rifiuti liquidi e la depurazione e il trattamento di acque reflue.
La flotta Ecodep è dotata di mezzi autospurgo che consentono di effettuare il trasporto di sostanze pericolose in regime ADR.