CinemAmbiente, il più importante festival italiano di film a tematica ambientale, giunge alla ventesima edizione. A Torino, dal 31 maggio al 5 giugno, sfileranno 105 pellicole da tutto il mondo, a cui si aggiungeranno eventi speciali, conferenze e un convegno sulle Transition Town.
Che la Terra sia entrata nell’era dell’Antropocene lo ha confermato definitivamente l’ultimo Congresso Geologico Internazionale, solo pochi mesi fa.
Arrivato al traguardo della ventesima edizione, ufficialmente la prima della nuova era geologica, il Festival CinemAmbiente ha allora deciso di inaugurare anche una nuova epoca nella sua storia: quella del post-ambientalismo. Dal 31 maggio al 5 giugno, nelle date ormai tradizionali di quello che è il più importante festival italiano a tematica ambientale (di cui La Stampa-Tuttogreen è media partner ufficiale), sotto la Mole si cercherà quindi di andare oltre il catastrofismo per proporre un ambientalismo ottimista: «Sono vent’anni che denunciamo, ora vogliamo dare un’impronta positiva al Festival – ha annunciato il direttore e fondatore Gaetano Capizzi – Accanto ai molti film che mostrano le emergenze ambientali e climatiche che stiamo vivendo, daremo perciò spazio e visibilità alle tante esperienze positive già in atto, piccole e grandi, individuali o collettive». Buone pratiche e stili di vita che possano, insomma, diventare modelli positivi e soprattutto realizzabili. «Del resto l’attenzione all’ambiente si costruisce proprio a partire dalla responsabilità sociale dei cittadini», ha sottolineato Antonella Parigi, assessore alla Cultura della Regione Piemonte.
Che l’ambiente, come ha ribadito la stessa Parigi, sia diventato «il principale tema politico e culturale dei nostri giorni», lo dimostra anche la vera e propria valanga di film giunti nei mesi scorsi al quartier generale del Festival per la selezione. «Ne sono arrivati più di 1500», racconta entusiasta Lia Furxhi, responsabile della programmazione. Di questi se ne vedranno 105, tra lungometraggi in gara, eventi speciali e una ricchissima sezione di cortometraggi. Una parte dei titoli sarà poi proiettata, negli stessi giorni, in altre cinque città italiane (Milano, Firenze, Genova, Brindisi e Bologna), inaugurando così la formula di un “festival espanso”.
Il tutto, come da tradizione, rigorosamente gratuito. «Perché –spiega Capizzi – l’educazione ambientale viene prima dei ricavi del botteghino».
IL CONCORSO INTERNAZIONALE
A inaugurare il Festival e ad aprire come primo titolo la sezione Concorso Internazionale, che vede otto lungometraggi in gara, sarà The Age of Consequences dell’australiano Jared P. Scott. Coinvolgente e inquietante, come lo ha definito il New York Times, quello di Scott è un documentario di guerra, che raccoglie fonti dirette del Pentagono, testimonianze di generali, esperti di sicurezza e veterani per andare alle radici profonde dell’odierna crisi internazionale. Dalla guerra in Siria all’ondata migratoria fino al terrorismo, tutto è collegato da una catena fatale di conseguenze che trova nell’emergenza climatica se non la sola causa, di sicuro l’elemento catalizzatore e acceleratore.
Ampio sguardo sul mondo ha anche il documentario Frágil Equilibrio dello spagnolo Guillermo Garcia, ispirato e narrato dall’ex presidente uruguayano José Pepe Mujica: un viaggio tra culture e società, dal Giappone al Marocco fino all’Europa della recessione, per raccontare l’attualità della condizione umana. Altro giro da un capo all’altro del pianeta per Footprint di Valentina Canavesio, italiana di stanza negli Stati Uniti, che racconta crescita demografica, iper-consumo e limiti della sostenibilità.
Ci si sposta in Africa con Thank You for the Rain, testimonianza degli effetti del cambiamento climatico su un villaggio del Kenya, realizzato dall’agricoltore Kisilu Musya con la videomaker norvegese Julia Dahr. Mentre è ambientato in Botswana Naledi: A Baby Elephant’s Tale di Ben Bowie e Geoff Luck: la storia dell’elefantina orfana accudita in un campo di soccorso è uno dei molti film di questa edizione dedicati al mondo degli animali e alle specie in via di estinzione.
Dall’Asia arrivano poi le storie di Plastic China, diretto da Jiu-liang Wang, che racconta le condizioni di vita di una laboratorio di riciclaggio di rifiuti plastici in Cina; di Silent Land – The Fight for Fair Food di Jan van den Berg, che segue la lotta di una piccola produttrice cambogiana di riso biologico; e quella di Machines del regista indiano (statunitense d’adozione) Rahul Jain, girato tra gli operai sfruttati delle industrie tessili di Surat, la “Manchester d’India”.
LA SEZIONE ONE HOUR
Otto i titoli in gara anche per la sezione mediometraggi One Hour. Si parlerà di agricoltura e politica economica con Cabbage, Potatoes and Other Demons del regista rumeno Serban Georgescu, che racconta problemi e lotte quotidiane delle piccole aziende agricole in Europa.
Storie americane sono invece Rise – Red Power: Standing Rock Part 2, diretto da Michelle Latimer e parte di una serie documentaria che racconta la resistenza delle tribù indiane d’America contro l’espropriazione dei propri territori, e The Last Pig di Allison Argo, meditazione sulla vita e sulla morte al fianco di un allevatore di maiali durante il suo ultimo anno di attività di macellazione.
Si snoda lungo i 2500 chilometri del Gange il viaggio dei registi statunitensi Pete McBride e Jake Norton, che in Holy (un)Holy River registrano devastazioni, inquinamento e abusi subiti da quello che è, paradossalmente, il fiume più venerato del mondo.
È un documentario sugli animali, ma è diretto da due antropologi, Alexander e Nicole Gratovsky, il film Intraterrestrial: a Fleeting Contact, un tentativo di comunicazione “umana” con quelli che sono i più affascinanti abitanti del mare e insieme la più antica forma di coscienza sulla Terra: i delfini.
Ancora di mare, e di plastica, si parla in Océans, le mystère plastique, diretto da Vincent Perazio; mentre Tunnel Vision dell’australiano Ivan Hexter racconta di un grande movimento di protesta civile per impedire la costruzione di una mastodontica infrastruttura autostradale a Melbourne. Infine, si torna sul luogo di uno dei maggiori disastri nucleari della storia con Fukushima: Les Voix silencieuses di Lucas Rue e Chiho Sato.
I FILM ITALIANI
Trattano spesso (chissà perché…) del problema rifiuti, ma anche di agricoltura e ritorno alla vita rurale gli otto titoli della sezione Documentari Italiani.
La finestra sul porcile. Diario hitckochiano di un ecologista, ad esempio, è l’ironica indagine di Salvo Manzone su una discarica abusiva apparsa un giorno, magicamente, sotto casa sua a Palermo; mentre Gli anni verdi di Chiara Bellini vede protagonisti due battaglieri pensionati, che non si rassegnano alla visione delle campagne della loro gioventù devastate dall’immondizia.
In campagna, ma senza rifiuti, si va invece con il Transumanza Tour di Valerio Gnesini, alla ricerca delle nuove ruralità 2.0, e con Andrea Pierdicca, che racconta la piccola agricoltura indipendente e sostenibile nel suo Con i piedi per terra – Un viaggio tra Terra e Cielo.
Tra ruralità e vita urbana si snodano poi le esperienze narrate in Ci vuole un fioredi Vincenzo Notaro, che parte dalla nascita, nel 2008, del primo orto urbano di Roma, e in Cenere di Camilla Tomsich, ambientato nell’entroterra sardo, tra passato ancestrale e presente di disoccupazione post-industriale.
Coraggioso l’approccio critico di The Burning Issue – When Bioenergy Goes Bad, con cui il giornalista Luca Bonaccorsi rivisita il sogno europeo di un’energia rinnovabile e pulita ricavata da materie organiche: sogno trasformatosi in un incubo di malagestione del tutto insostenibile.
Infine, è italiano anche il visionario Dusk Chorus – Based on Fragments of Extinction di Nika Šaravanja e Alessandro d’Emilia, un inventario sonoro unico, realizzato nel cuore della foresta Amazzonica alla ricerca di frammenti di vita che stanno scomparendo.
PANORAMA, ECOTALK, EVENTI SPECIALI
A completare il cartellone dell’edizione 2017, si aggiungono inoltre le pellicole fuori concorso della sezione Panorama (tra cui La valle dei lupi di Jean-Michel Bertrand, che chiuderà il festival) e un ricchissimo programma di cortometraggi, suddiviso addirittura in dieci sottosezioni.
Non di soli film, però, si nutre il pubblico di CinemAmbiente. Tornano infatti gli Ecotalk, una serie di conferenze sui temi del Festival, tra cui si segnala in particolare l’incontro Terra nostra. Paradossi, business e prospettive dell’agricoltura, sul ruolo e il riconoscimento dell’agricoltura contadina nella prospettiva della nuova Politica Agricola Comune (PAC), e la presentazione del libro Alla scoperta della green society di Vittorio Cogliati Dezza, edito nell’ambito del rapporto annuale di Legambiente.
Tra le iniziative speciali, spiccano poi il convegno del 5 giugno sulle Transition Town, organizzato dal Festival e dall’OIL-Organizzazione internazionale del lavoro, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ambiente, e la premiazione del concorso internazionale per giovani creativi Film4Climate, indetto dalla Banca Mondiale.
Infine, per tutta la durata di CinemAmbiente, la Mole Antonelliana sarà vestita per l’occasione: sul monumento simbolo di Torino saranno proiettate le Visioni della sesta estinzione, immagini fornite da fotografi naturalisti di tutto il mondo per ricordare l’urgenza improrogabile della tutela della biodiversità. E il 5 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, anche la Mole, come tutti i più importanti monumenti del mondo, si tingerà di verde.
[fonte: lastampa.it]